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Versione delle 16:42, 22 ott 2021, autore: Silvia (discussione | contributi)
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2° parte L'energia grigia.

Tra i valori intrinseci di un fabbricato vi è anche quello della sua “energia grigia” ovvero la somma dell'energia occorsa per la produzione e trasporto dei materiali che lo compongono, l'energia occorsa alla sua realizzazione e, successivamente, al suo mantenimento. Nella valutazione, in chiave energetica, del recupero di un fabbricato esistente va necessariamente computato il valore della “energia grigia” incorporata che, in caso invece di demolizione, sarebbe definitivamente dispersa oltre all'aggravio di quella impiegata per il suo smaltimento.

Con l'approvazione del regolamento (UE) 305/2011 “Regolamento sui prodotti da costruzione” si sposta l'attenzione dalla prestazione energetica dell'edificio alla valutazione dell'impatto ambientale ed il costo energetico dell'edificio stesso dalla culla alla tomba - dalla produzione dei materiali da costruzione fino al cancello dello stabilimento, da questo al cantiere, alla realizzazione del fabbricato, alla sua gestione, manutenzione fino al suo smaltimento con i costi conseguenti.


In questa ottica nessun materiale è di per se sostenibile, nessun materiale da costruzione può essere considerato a priori non sostenibile. I materiali da costruzione più durevoli potrebbero risultare più sostenibili di quelli che richiedono una minore quantità di energia durante la fabbricazione ma che, tuttavia, hanno bisogno di essere sostituiti più frequentemente; la riduzione di impegno di energia grigia può essere ottenuta affrontando contemporaneamente sia gli aspetti relativi al contenuto di energia primaria dell'elemento che alla sua durevolezza. In ogni caso un edificio esistente incorpora in sé un valore di energia grigia la cui conservazione rappresenta – o potrebbe rappresentare - la soluzione maggiormente sostenibile.

Analogamente al mondo degli oggetti, le “tre R” dell'Edilizia - Riduci, Riqualifica, Riusa – possono rappresentare un buon criterio ispiratore, prima di decretare come soluzione ottimale la sua sostituzione.

Nota a margine – il caso della demolizione del Villino nel quartiere Coppedè (Roma).

Molto è stato detto e scritto a proposito dell'intervento di sostituzione edilizia – consentito, anzi, favorito con un premio volumetrico – del Villino nel quartiere Coppedè nel Comune di Roma. Una soluzione, quella della sua sostituzione, che affonda le sue radici forse nella non corretta indagine storica – che ne ha posticipato l'epoca di costruzione – sicuramente nel protrarsi di una logica speculativa, autorizzata, che rende ancora praticabili strategie volte all'immediato guadagno e la perpetuazione dell'aggressione alla nostra Memoria come della nostra capacità di Futuro; il tutto a favore di un immediato beneficio, marginalizzando ogni altra preoccupazione, non ultima quella della sostenibilità.


                               @Silvia Nanni Architetto