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Progetto di Recupero del Faro Di Capel Rosso – Isola del Giglio (GR)
Indice |
Introduzione
Il Faro di Capel Rosso, per la sua stessa specifica funzione di segnalamento, si pone nel paesaggio come emergenza significativa ed identitaria; sorge sul limitare del promontorio sud che si estende fino al mare, non visibile dalla terraferma se non a distanza ravvicinata. Il suo rapporto con l'edificato, in particolare con il centro storico di Giglio Castello, è affidato al sentiero – Strada vicinale del Capel Rosso - ora in stato di parziale abbandono. Il Faro è anche meta di alcuni sentieri che attraversano l'isola del Giglio L'edificio, utilizzato per oltre un secolo quale alloggio per i faristi e le loro famiglie, è attualmente in disuso, tranne la lanterna del faro che è sempre funzionante e monitorata costantemente.
Il tema
I vincoli che nel recupero dell'esistente vengono posti, sia a livello contingente che a livello normativo, costituiscono non un limite ma il valore, i “mattoni” attraverso i quali si può raggiungere un autentico Recupero dell'esistente; l'esistente è un valore. Un progetto di recupero è essenzialmente una attività di cura, costante, del patrimonio che la Storia ci consegna e ci affida per tramandarlo alle generazioni future, carico dei valori intrinseci e del messaggio di amore che, nel conservarlo, lasciamo a chi verrà dopo di noi.
Il principio ispiratore della proposta è quello del profondo e consapevole rispetto dei valori architettonici, paesaggistici e simbolici del fabbricato come dell'ambito in cui esso è inserito, mediante interventi mirati alla conservazione del bene mediante opere qualificabili di restauro (art. 3 lettera “c” DPR 380/2001 ) del fabbricato e di riqualificazione del patrimonio vegetazionale con recupero della vegetazione spontanea, in conformità alle direttive degli strumenti urbanistici e del Piano del Parco dell'Arcipelago Toscano ( PNAT) vigenti. E' solo attraverso un accurato intervento di lettura del costruito e di recupero del suo valore testimoniale che risulta possibile la salvaguardia dei valori simbolici ed identitari dell'edificato storico nell'ambito paesaggistico, mediante interventi che consentano la conservazione del bene eliminando i fattori di degrado ma evitando interventi che si sovrappongano alla sua specifica identità e memoria, consentendogli così di mantenere il proprio ruolo nel territorio e proseguire il suo viaggio nella storia. “Rispetto” e “misura” sono necessariamente le due componenti del progetto di recupero; rispetto dell'esistente, ascolto delle sue qualità e della sua storia, sensibilità nello scoprire le sue peculiarità e valori, misura nell'adeguare questi spazi riscoperti ai nuovi usi ed esigenze.
Il contesto paesaggistico
Il Faro del Capel Rosso sorge sul promontorio sud dell'Isola del Giglio, in un'area di grande valore paesaggistico e naturalistico; risulta raggiungibile tramite sentieri, solo pedonali, ed è meta privilegiata degli escursionisti essendo ben inserito nella rete di sentieri che attraversano l'Isola e costituenti uno degli elementi di attrazione e di modalità privilegiata di fruizione del territorio. Le Coste rocciose rappresentano un elemento caratteristico del tratto di costa interessato: il sistema di falesie, pareti verticali e piattaforme rocciose prevalentemente granitiche presentano un elevato valore naturalistico con specie vegetali endemiche e di interesse biogeografico. L'ambito paesaggistico è caratterizzato da mosaici costieri di macchia mediterranea, garighe, praterie aride e agrosistemi tradizionali in parte ancora leggibili. Le Coste rocciose rappresentano un elemento caratteristico del tratto di costa interessato: il sistema di falesie, pareti verticali e piattaforme rocciose prevalentemente granitiche presentano un elevato valore naturalistico con specie vegetali endemiche e di interesse biogeografico, habitat di interesse conservazionistico e diverse specie rare di uccelli nidificanti, legate alle falesie indisturbate (gabbiano corso) gli uccelli magnanina sarda (Sylvia sarda) e sterpazzola di Sardegna (Sylvia conspicillata). L'ambito paesaggistico è caratterizzato da mosaici costieri di macchia mediterranea, garighe, praterie aride e agrosistemi tradizionali in parte ancora leggibili. Dall'esame della cartografia storica, in particolare dalla carta geologica di C. De Stefani del 1899 su base IGM del 1883 unitamente alle successive foto aeree disponibili (1950, 1968, 1985, 1989) oltre ai voli più recenti, si nota come fino all'anno 1984 la rete dei sentieri - costituente l'unica forma di collegamento viario - risulta prevalentemente campestre, non carrabile rimanendo perlopiù immutata fino ai tempi recenti. La viabilità principale originaria è rappresentata dal sentiero che, dipartentesi da Giglio Castello, raggiunge il faro di Capel Rosso lungo un percorso di crinale; il tracciato corrisponde alla Strada vicinale del Capel Rosso, già cartografata al Catasto storico (anno) come “Strada Comunitativa del Capelrosso”, ora in parte non leggibile. estratto catasto leopoldino
Le sistemazioni agrarie osservabili nel volo del 22.08.1950 risultano leggibili come inserti a mosaico, con diffusi terrazzamenti; nel volo del 25.03.1968 l'attività agricola sembra rafforzarsi, con mosaici colturali più ampi; nei voli successivi, rispettivamente del 12.10.1985 e del 17.07.1989 fino ai giorni nostri è leggibile il progressivo processo di abbandono delle attività colturali e della manutenzione dei sentieri.
Per l'area oggetto del Bando si rilevano le medesime criticità, in particolare per lo stato di manutenzione del sentiero a monte del faro come dei terrazzamenti e delle opere di regimentazione della acque di versante. Sono infatti ancora leggibili – anche se in parte crollati – dei muretti a secco posti a Nord dell'immobile, in prossimità del punto di accesso. La regimentazione acque di versante risulta carente, con evidenti fenomeni di rilascio di detriti da dilavamento fino alla prossimità della rampa di accesso al Faro. E' verosimile che i gravi problemi da umidità di risalita che affliggono l'immobile - di cui si parlerà più diffusamente in seguito - siano causati da un non corretto assetto del reticolo idrografico superficiale. Le sistemazioni colturali sono in stato di abbandono.
Sono visibili ancora le tracce dei due scali a mare – Scalo di levante e Scalo di Ponente – raggiungibili dal Faro mediante due distinti percorsi, in buone condizioni tranne nel tratto terminale. I due percorsi risultano di proprietà del Demanio dello Stato, ramo marina mercantile. Lo scalo di Ponente era in passato attrezzato con gru – di cui è ancora visibile il sostegno – per l'alaggio di piccole imbarcazioni.
Storia
La situazione in cui si trovava la rete del segnalamento marittimo, negli anni immediatamente successivi alla proclamazione dell'Unità d'Italia, era di estrema carenza, tanto che, nel 1879, la questione fu posta al parlamento. Fu così dato avvio ad una importante opera di potenziamento del servizio di segnalamento, con la realizzazione di alcuni fari, tra i quali quello del Capel Rosso, inaugurato nell'anno 1883.
Nel 1911 il Servizio Fari fu affidato alla Regia Marina: a seguito di questo passaggio iniziarono molte opere di ammodernamento del Servizio sia in termini di organizzazione che sul piano tecnologico. Anche il Faro del Capel Rosso, benché costruito di recente, viene ristrutturato più volte, soprattutto a causa di problemi alla statica delle coperture; inizialmente realizzato con copertura a falda, con manto in embrici e tegole, la copertura fu sostituita a causa dei venti impetuosi che sconvolgevano il tetto; nel 1911 viene quindi realizzata una copertura a terrazza, ma solo dopo due anni essa viene nuovamente demolita e ricostruita a causa di problemi di staticità della struttura stessa. (cfr. Cesare Scarfò Torre del Saraceno e dintorni, edizioni Laurum edirice 2006 )Planimetria anno 1909 (ASG FGC 497 fascicolo 13) - in C. Scarfò, op. cit.
Nel “Portolano” il Faro del Capel Rosso è identificato con il n. 2168-E 1492 e descritto come una “torre bianca addossata ad una costruzione a strisce bianche e rosse”. FI (4)30s90m23M (4 gruppi di lampi ogni 30s – la lanterna è posta a 90mt sul livello del mare e visibile a 23 Miglia marine)
L’immobile
Il Faro di Capel Rosso, per la sua stessa specifica funzione di segnalamento, si pone nel paesaggio come emergenza significativa ed identitaria; sorge sul limitare del promontorio sud che si estende fino al mare, non visibile dalla terraferma se non a distanza ravvicinata.
Il suo rapporto con l'edificato, in particolare con il centro storico di Giglio Castello, è affidato al sentiero – Strada vicinale del Capel Rosso - ora in stato di parziale abbandono. Il Faro è anche meta di alcuni sentieri che attraversano l'isola del Giglio. Come già accennato, la realizzazione di una viabilità carrabile che giunge non lontana dal Faro stesso, realizzata alla fine degli anni 1980, ne ha favorito l'accessibilità, pur non consentendone la raggiungibilità da parte di automezzi né consentendone la fruizione da parte di persone con ridotta capacità motoria. Nel Quadro conoscitivo allegato al Piano Strutturale il sentiero dipartentesi dalla viabilità carrabile è cartografato come viabilità comunale ma non risulta identificato catastalmente se non nell'ultimo tratto che conduce al mare.
Analisi dello stato dei luoghi e Problematicità
L'impianto distributivo è quello similare per molti Fari realizzati nel periodo, caratterizzati da un unico corpo di fabbrica, normalmente a due piani, con assetto distributivo affidato ad un vano centrale che distribuisce i due lati del fabbricato. La pianta è simmetrica e ricorda l'impianto tipico delle residenze ottocentesche. Al corpo di fabbrica principale è addossata, in corrispondenza della facciata sud (lato mare) la torre a pianta ottagonale che costituisce la base del tiburio della lanterna, realizzato in struttura metallica di notevole pregio. Il collegamento verticale è affidato alla caratteristica scala a chiocciola, inserita all'interno della torre del Faro. Tutte le strutture murarie sono realizzate in pietrame; lo spessore murario è variabile, con sezioni di circa 90cm per i muri perimetrali e di 65cm circa per le murature interne. Le strutture si presentano in buono stato di conservazione; non sono evidenziabili né cedimenti fondali né lesioni ai maschi murari. Tutti i locali al piano terra presentano vistose infiltrazioni per umidità di risalita, con grave deterioramento degli intonaci. I solai di calpestio del piano primo sono in struttura lignea con soprastante scempiato e pavimento in cotto, al di sopra del quale in tempi verosimilmente recenti è stato posato un pavimento in graniglia di cemento. L'orditura principale si presenta, ad un esame visivo, in buone condizioni; sono riscontrabili alcune macchie di umidità che fanno presumere l'ammaloramento di alcuni elementi dell'orditura secondaria. In due locali posti al piano primo sono evidenti segni di cedimento strutturale. I locali al piano primo presentano notevoli fenomeni di umidità da condensa Tutte le finiture dell’edificio sono informate ad una austera semplicità; le aperture sia esterne che le principali interne sono riquadrate in granito. Il resede esterno risulta in pavimentato in pietra locale.
Per l'area esterna oggetto del Bando così come per tutto il contesto paesaggistico è leggibile il progressivo processo di abbandono delle attività colturali e della manutenzione dei sentieri. La regimentazione acque di versante risulta carente, con evidenti fenomeni di rilascio di detriti da dilavamento fino alla prossimità della rampa di accesso al Faro. E' verosimile che i gravi problemi da umidità di risalita che affliggono l'immobile siano causati da un non corretto assetto del reticolo idrografico superficiale. L'area è attraversata da un elettrodotto su pali, per l'allacciamento dell'immobile alla rete elettrica.
Modalità di intervento per il recupero dell’immobile
La caratterizzazione dell'approccio progettuale è improntata al rigoroso recupero filologico dell'immobile proponendo interventi non invasivi e perlopiù di ripristino delle peculiarità proprie di un edificio così particolare come un Faro, lasciando inalterato lo spirito del luogo, carico di valori simbolici. Tale approccio prevede l'utilizzo di materiali pregiati normalmente utilizzati negli interventi di Restauro dei monumenti ed il riutilizzo di tutti i materiali recuperabili, in un'ottica di conservazione ma anche di sostenibilità ambientale. Gli interventi proposti da eseguirsi all'immobile sono essenzialmente volti al recupero dello stesso sotto il profilo architettonico ed igienico-sanitario, intervenendo sui fenomeni di degrado, in primis sugli ingenti fenomeni da umidità di risalita (piano terra) e di umidità da condensa (piano primo), con sostituzione degli elementi ammalorati ed il recupero dei materiali originali. A tal fine si ipotizza innanzitutto di intervenire nel ripristino della regimentazione delle acque di versante mediante il restauro degli originali muretti a secco, delle sistemazioni agrarie e dei fossetti, in particolare lungo la viabilità di accesso; si prevede inoltre la realizzazione di una trincea drenante, lungo il perimetro Nord del piazzale esterno. Per gli intonaci esterni, a base cementizia e tinteggiati con vernice non traspirante, si prevede la loro sostutuzione con un sistema ad elevata capacità d’evaporazione, composto da intonaco di primo strato Certificato Secondo la norma EN 998-1denominato “Rinzaffo MGN” ad elevata resistenza ai Sali e da successivo strato di corpo dell’intonaco interamente colorato e idrofobizzato nella massa, Certificato Secondo la norma UNI EN 998-1 e denominato Sanacolor 2000 MGN. L'intonaco sarà posato rispettando le attuali cromie del fabbricato; l'intonaco proposto, utilizzato in ambienti marini umidi (laguna di Venezia) assicura nel tempo la conservazione dei colori originari, evitando la continua manutenzione delle facciate, e garantisce la massima salubrità degli ambienti interni. E' previsto il ripristino del marcapiano realizzato in occasione degli interventi effettuati nei primi anni del 1900. Per gli intonaci interni si ipotizza l'uso di intonaco in calce naturale. Per i solai costituenti il calpestio del piano primo è previsto il consolidamento mediante la sostituzione dell'orditura secondaria ove ammalorata, posa dello scempiato in cotto precedentemente smontato e getto in cls armato con rete elettrosaldata collegata a connettori infissi nell'orditura secondaria. Si perseguirà l'obbiettivo del recupero di tutti gli elementi originari, comprese le riquadrature delle aperture realizzate con stipiti e architravi in granito, che verranno liberate mediante sabbiatura dalle vernici a smalto applicate in tempi recenti, così come la struttura primaria e secondaria dei solai – ove non ammalorata – mediate sabbiatura e successivo trattamento. Le aperture tamponate saranno ripristinate. Sarà oggetto di valutazione in fase di progettazione definitiva il recupero dei pavimenti originari, che è convincimento siano ancora conservati al di sotto dell'attuale pavimento in graniglia di cemento. Il layout distributivo, caratterizzato dal raggruppamento dei locali di servizio al piano terra ed al piano primo lungo il muro di spina centrale, consente l'ottimizzazione degli impianti di adduzione acqua e scarichi. Le nuove tramezzature, di consistenza limitata e necessarie alla creazione dei locali di servizio, si configurano come elementi puntuali, databili e agevolmente rimovibili, unicamente finalizzati al miglioramento della fruizione degli spazi interni ed al conseguimento degli standard igienico-sanitari previsti dalla vigente Normativa. Non sono previste opere interessanti le strutture portanti del fabbricato ma la sola eliminazione delle tramezzature incongrue e la riapertura delle porte originali, peraltro sempre visibili. Gli impianti tecnologici saranno concepiti al fine di limitare il loro impatto, mediante l'utilizzo, per l'impianto elettrico, di soluzioni a vista (corda cotonata e connettori in porcellana); per l'impianto di climatizzazione si ipotizza l'utilizzo di impianti a pompe di calore Inverter tipo “Unico”.
Interventi per la salvaguardia del paesaggio e dell’ambiente
Gli interventi proposti sono rispondenti alle richieste del PNAT, che inserisce il terreno oggetto del Bando in “area di riqualificazione in cui ricostruire forme di vegetazione più evolute” (art. 23 nta) nonché a quanto indicato nel PNAT e recepito al PS comunale per quanto concerne il recupero e la valorizzazione della sentieristica. In particolare è previsto il restauro dei sentieri attraversanti l'area di pertinenza del Faro mediante interventi di ripristino degli elementi tradizionali e l'utilizzo di materiali reperibili in loco, al fine di integrare armonicamente con il paesaggio. Al fine di favorire la leggibilità dei punti di contatto tra percorsi storici ed il Faro, come indicato nel PNAT, si ipotizza l'allestimento di un Museo all'aperto, dedicato ai mezzi di segnalamento marittimo, con l'allestimento di teche e piccoli punti informativi. Tali allestimenti, la cui collocazione non costituirà un'alterazione dei luoghi essendo puntualmente infissi nel terreno, saranno dislocati lungo i percorsi esistenti, “ormeggiati” ad essi quasi dei piccoli navicelli lungo un immaginario pontile. La disposizione dei pannelli lungo i percorsi è formulata anche al fine di controllare la pressione antropica e preservare gli assetti vegetazionali. La definizione progettuali delle teche espositive sarà approfondita in fase di progettazione esecutiva; si esclude comunque soluzioni che alterino la percezione paesaggistica e le visuali al mare (detrazione visiva). Questi ultimi saranno oggetto di interventi di rinaturalizzazione, nelle aree floristicamente impoverite, predisponendo suoli lavorati all'inerbimento naturale oppure tramite semina di "fiorume" raccolto in posto. Una particolare attenzione sarà posta al ripristino, a fini paesaggistici e idrogeologici, dei terrazzamenti e delle forme di regimazione idraulica tradizionale (fossi, canalette di scolo, ecc). Tra gli interventi di valenza paesaggistica vi è anche la realizzazione di un a piccola area coltivata, a scopo anche didattico valorizzando il il germoplasma locale, in particolare i cultivar locali (Aleatico del Giglio, Ansonica del Giglio) con ripristino delle componenti tipiche, come le coltivazioni a terrazzo; è previsto inoltre la coltivazione di un piccolo orto, un kitchen-garden a servizio della cucina per gli ospiti, nell'ottica della sostenibilità ambientale; è previsto l'interramento della linea elettrica aerea, rimuovendo un elemento di detrazione visiva.
Elementi innovativi
La caratterizzazione dell'approccio progettuale è improntata al rigoroso recupero filologico dell'immobile proponendo interventi non invasivi e perlopiù di ripristino delle peculiarità proprie di un edificio così particolare come un Faro, lasciando inalterato lo spirito del luogo, forte, austero, carico di valori simbolici ed in simbiosi con l'ambiente circostante. Tale approccio prevede l'utilizzo di materiali pregiati normalmente utilizzati negli interventi di Restauro dei monumenti, mediante le medesime modalità ed il riutilizzo di tutti i materiali recuperabili, in un'ottica di conservazione ma anche di sostenibilità ambientale. Ai fini del risparmio energetico si rinuncia all'instillazione di impianti che per la loro stessa natura ben difficilmente possono inserirsi in un brano di paesaggio di valore eccezionale, preferendo soluzioni di risparmio energetico, in particolare ispirato alle soluzioni di “edificio passivo”, ben più congegnale alle nostre latitudini ed alle particolari caratteristiche del compendio. Anche per quanto concerne le aree esterne, gli interventi sono volti a recuperare i particolari legami, fisici ed identitari, che legano il Faro al particolare contesto in cui è inserito, valorizzandone le peculiarità, ripristinando gli elementi di degrado o di sottrazione visiva e introducendo azioni di informazione didattica e documentaria.
APPENDICE
Strumenti di tutela e di pianificazione urbana e territoriale
L'area su cui sorge il Faro del Capel Rosso risulta ricadere all'interno del Parco dell’Arcipelago Toscano, costituto dalle isole del Giglio e Giannutri (SIR-ZPS 123 e 124), dagli isolotti quali la Formica di Burano e gli isolotti intorno a M. Argentario (SIR-ZPS 134 Isolotti grossetani dell’Arcipelago toscano). L'intera area e l'immobile risultano tutelati come “aree ed immobili di notevole interesse pubblico” vincolo paesaggistico ai sensi dell’art. 136 del Codice: DECRETO MINISTERIALE 14 DICEMBRE 1959. L'intero territorio comunale risulta di valore archeologico, quindi soggetto ai disposti dell'art. 822 del CC. L'area è inoltre soggetta a vincolo idrogeologico.
Gli strumenti di pianificazione urbana e territoriale e gli strumenti di tutela di riferimento risultano i seguenti:
PIT – Piano di Indirizzo Territoriale della Toscana con Valenza di Piano Paesaggistico
Il PIT è stato approvato con Deliberazione Consiglio Regionale 27 marzo 2015, n.37 Lo strumento urbanistico regionale indica, come Indirizzo per le politiche per l’Isola del Giglio, “interventi di recupero e riattivazione di attività agricole di versante, anche ricostituendo parte dei tradizionali paesaggi agricoli terrazzati” e come obbiettivi di qualità (Obbiettivo 3) “Tutelare l’eccellenza paesaggistica, gli elevati valori naturalistici e la forte valenza iconografica delle Isole del Giglio”. La Direttiva – a cui gli strumenti urbanistici e di tutela devono dare attuazione, ai sensi dell'art. 4 della Disciplina è quella di “conservare e valorizzare il patrimonio insediativo di valore storico-architettonico e identitario, anche dal punto di vista delle relazioni visuali e della percezione dal mare, con riferimento al sistema delle fortificazioni, delle torri di avvistamento, dei fari e degli approdi storici”, “tutelare l’elevato grado di panoramicità e l’integrità percettiva (…) le relazioni visuali con il mare e la costa maremmana, godibili dalla viabilità storica, in particolare da quella di crinale, da Giglio Castello, dai punti di belvedere e dal mare”. estratto PIT Al PIT l'area ricade nelle Aree tutelate “sistemi costieri – Elba ed Isole minori”. La Disciplina d'uso indica, tra gli obbiettivi, per l'intera Isola del Giglio, la tutela del “patrimonio territoriale insulare con particolare riferimento alle emergenze geomorfologiche della costa rocciosa, ai mosaici di rade o nude formazioni rupestri e macchia mediterranea alta e bassa, pinete e boschi di sclerofille e ai versanti terrazzati, di elevato interesse naturalistico e paesaggistico” evitando “i processi di artificializzazione dei territori costieri e garantire che gli interventi di trasformazione non compromettano gli ecosistemi, gli assetti geomorfologici e non alterino i rapporti figurativi consolidati dei paesaggi costieri” favorendo “ la fruizione pubblica sostenibile dei territori costieri, anche attraverso il mantenimento/recupero, ed eventuale apertura, degli accessi pubblici al mare e delle visuali da e verso il mare e l’entroterra”. (cirf. PIT - Disciplina dei Beni Paesaggistici - elaborato 8b, allegato C – sistema Elba)
Piano del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano (PNAT)
Il Piano del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano (PNAT), approvato con DCR n. 87 del 23.12.2009, costituisce uno strumento di tutela e valorizzazione del territorio posto all'interno del perimetro del Parco stesso; Si tratta di uno strumento sovraordinato agli strumenti urbanistici comunali, la cui approvazione è sottoposta all'autorizzazione dell'Ente Parco. La realizzazione di interventi, di impianti o di opere, per cui siano necessari permesso di costruire o denuncia d'inizio attività nonché la realizzazione di operazioni che - in quanto comunque capaci di incidere sullo stato (naturalistico, geomorfologico, vegetazionale e, in genere, paesaggistico ed ambientale) dei luoghi, sono consentite solo previo Nulla Osta dell'Ente Parco (art.14.1 N.T.A.) PNAT inserisce il fabbricato e la quasi totalità dell'area di pertinenza oggetto del bando in zona “C, di protezione” disciplinate dall'art. 19 NTA. mentre le risultati aree ricadenti nella fascia corrispondente a 150mt circa dalla linea di costa ricadono in zona “B, di riserva generale orientata”. In tali zone sono vietati numerosi interventi ed attività tra cui l’apertura di nuove strade - salvo il recupero e il riutilizzo della viabilità storica per la fruizione pubblica del territorio e per il raggiungimento degli edifici esistenti e utilizzati ai fini abitativi o agricoli, di larghezza non superiore a metri lineari 3,00, con esclusione di ogni pavimentazione impermeabilizzante e purché compatibile con la salvaguardia delle risorse faunistiche e vegetazionali esistenti nonché con la tutela del paesaggio - la realizzazione di nuove infrastrutture, fatti salvi gli interventi di modesta entità, nuove edificazioni e cambi di destinazione d’uso per utilizzazioni extra-agricole. Per il patrimonio edilizio esistente legittimo o legittimato, a destinazione esclusivamente a civile abitazione, alla data di adozione del Piano del Parco, per gli immobili di interesse storico architettonico e paesaggistico sono consentiti esclusivamente interventi fino al restauro e risanamento conservativo; la trasformazione di edifici esistenti è ammessa solo in funzione degli usi agrituristici ai sensi della L.R. 42/00 e della L.R. 30/03 e s. m. e i.. Ai fini del miglioramento dell’accessibilità pedonale e della fruizione naturalistica sono consentiti la manutenzione e il miglioramento della rete di percorrenze esistenti e l’eventuale apertura di nuovi sentieri (art. 19 N.T.A.). Per le zone del sistema costiero che presentano condizioni di degrado o di sottodotazione di servizi e infrastrutture, ovvero quelle parti di litorale che necessitano di riqualificazione ambientale, migliore dotazione di servizi per il turismo balneare ed escursionistico, di attrezzature e servizi di accoglienza e di attrezzature per le tradizionali attività, anche a carattere ricreativo, sul mare, l’indirizzo è il recupero e la riqualificazione del litorale, da attuare esclusivamente attraverso “progetti di riqualificazione e valorizzazione ambientale” secondo quanto indicato nell'art. 13.3 N.T.A. Il PNAT dà poi indicazioni in merito alla rete dei percorsi, da identificare su base documentaria, in sede di formazione degli strumenti urbanistici comunali, come poi avvenuto (art. 26.6 N.T.A.) Tutti gli interventi di recupero di edifici d’interesse storico, culturale o documentario, devono osservare le seguenti indicazioni: - rispettare l’impianto strutturale dell’edificio e mantenerne i caratteri tecnologici e costruttivi; - rispettare i caratteri distributivi, i rapporti spaziali e geometrici dell’edificio, con particolare riferimento alla forma, alla dimensione e agli elementi architettonici delle bucature; gli interventi edilizi all’interno del Parco devono essere sempre orientati, al fine di promuovere il risparmio energetico, la riduzione di ogni forma d’inquinamento, la qualità abitativa. (art. 31) Nella Carta di sintesi del patrimonio naturale e degli ambiti di valorizzazione l'area in oggetto è classificata “area di riqualificazione in cui ricostruire forme di vegetazione più evolute” - art. 23 nta - con l'individuazione di “fasce dunali” per le quali è vietato qualsiasi intervento che non sia rivolto alla conservazione delle caratteristiche geologiche ed ambientali (v. estratto).
Piano Strutturale Comunale
Il Piano Strutturale del Comune dell'Isola del Giglio è stato approvato in data 24.12.2013. Per l'area in oggetto il P.S. recepisce integralmente il Piano del Parco dell'Arcipelago toscano e tra gli elaborati costituenti il P.S. sono ricompresi Le norme tecniche di attuazione e gli elaborati del Piano del Parco descritti all'art. 3 delle NTA del Piano del PNAT; la disciplina del PNAT è prevalente rispetto a quella del PS che recepisce la stessa.(art. 2 e 9 Disciplina P.S.). Tutta la linea di costa ed i litorali costituiscono elementi identitari e risorse essenziali del territorio Comunale. Le caratteristiche, l'estensione e le condizioni dei litorali, con l'immediato entroterra, in quanto supporto vulnerabile di valori ambientali e naturali insostituibili, rappresentano una risorsa essenziale del territorio. (art. 10.3) Tra gli indirizzi, a cui il Piano Operativo dovrà conformarsi, sono indicati, la tutela dei “centri murati e gli aggregati, i complessi architettonici, incluso l’intorno territoriale ad essi legato da relazioni funzionali, percettive, storiche o figurative per salvaguardarne l'integrità e la visione panoramica” ed il “garantire la compatibilità tra tipi edilizi del patrimonio insediativo storico e forme del riuso per una maggiore conservazione della iconografia architettonica esterna e degli elementi più significativi delle tipologie edilizie” (Disciplina, art. 10). Tra le vocazioni da sviluppare sono indicate la “valorizzazione economica, nel rispetto dei valori formali dell’UMT, delle risorse naturali presenti mediante il sostegno all'attività agricola, la gestione di forme di turismo sostenibile, la promozione della ricerca scientifica e dell’educazione ambientale”. Tra i fattori critici sono evidenziati l'” Abbandono generalizzato negli assetti agrari con espansione del bosco e dell'incolto e collassamento puntuale e generalizzato delle sistemazioni idraulico – agrarie; il rischio idraulico e geomorfologico; la cancellazione della viabilità storica e dei sentieri; l'uso improprio della fascia costiera da parte dei natanti ed evidenti fenomeni di congestione nel periodo estivo per l'insufficienza di aree attrezzate per la nautica da diporto. Gli Indirizzi operativi indicati sono la “ridefinizione di una politica di riqualificazione e di sviluppo turistico, potenziando e definendo il sistema dell'accoglienza tesa alla destagionalizzazione ed alla valorizzazione della qualità delle risorse identitarie territoriali, l'ecomuseo, la sentieristica con valenza strutturale, il recupero delle permanenze storiche, la ricerca scientifica, l'educazione ambientale con laboratori didattici e workshop, il potenziamento delle infrastrutture per la nautica- diportistica e delle attività manifatturiere e commerciali da queste indotte e ridefinizione condivisa dei modi di utilizzazione del mare e della fascia costiera”. Estratto Quadro conoscitivo Piano Strutturale – Coni visuali In conformità a quanto indicato nel PNAT viene individuata puntualmente la viabilità di valenza paesaggistica e “rappresentata essenzialmente dal tracciato che sviluppandosi dal Castello digrada all'interno del PNAT, fino al faro del Capel Rosso, che si carica simbolicamente del ruolo di strada Parco, con importanti fulcri visuali; i sentieri di valenza paesaggistica e naturalistica costituiscono un sistema strategico per il perseguimento degli obiettivi del PS ed interessano i luoghi e le aree del territorio più significative dal punto di vista ambientale”. Il rango di viabilità di valenza strutturale dovrà costituire motivo per la attivazione delle azioni strategiche previste dal PS, per adeguare e mettere in sicurezza i tracciati esistenti, consentendo la più ampia fruibilità nel tempo per tutti gli utenti (…) I sentieri di valenza paesaggistica e naturalistica e quelli in grado di restituire la preesistente maglia del paesaggio agrario, costituiscono elementi strutturali del territorio, da salvaguardare con interventi di conservazione, restituzione e riqualificazione, favorendo la leggibilità dei punti di contatto tra i percorsi storici con i centri storici, con le permanenze archeologiche, le strutture portuali e le emergenze costiere, recuperando i sedimi esistenti conservandone gli elementi tradizionali coerenti, integrando, con limitati nuovi tracciati i collegamenti necessari a completare la rete, nei tracciati in cui essa non e più riconoscibile, predisponendo i servizi di supporto ai sentieri” (Disciplina, art. 20). Estratto Piano Strutturale Infine “la creazione di punti di ormeggio deve avvenire nel rispetto dei requisiti di sicurezza, dei valori paesaggistico ambientali della costa, della tutela dei fondali e delle acque. L'installazione di gavitelli assicurati al fondale da sistemi a basso impatto ambientale e visivo concorrono ad azzerare il fenomeno del deturpamento dei fondali”. Il PS inoltre recepisce “le direttive per le aree di particolare attenzione per l'equilibrio costiero” di cui all'art. 20 del PAI, integrandole ammettendo la realizzazione di manufatti di servizio per la pesca, la navigazione minore e il turismo balneare purché con tipologia costruttiva conforme alla precarietà e allo stato di pericolosità del sito. Le previsioni per l'area in oggetto sono quindi quelle già previste del Piano del Parco, come di seguito illustrato. Ad integrazione ed in conformità alle direttive del PNAT, viene classificata la viabilità che conduce al Faro e quindi al mare come “viabilità di valenza paesaggistica” e “sentieri di valenza paesaggistica e naturalistica”. Il Quadro conoscitivo, parte integrante del Piano Strutturale comunale, è servito di supporto per il reperimento di informazioni sull'area oggetto del bando e zone limitrofe, compresa la loro titolarità.
Nota di riservatezza
Gli elaborati pubblicati non sono conformi al progetto, a firma dell'Arch. Silvia Nanni, depositato in fase di presentazione delle offerte per la partecipazione alla Gara per la valorizzazione – nell’ambito del progetto “Valore paese – FARI” - Lotto n. 3 – Faro di Punta Del Capel Rosso indetto da Difesa Servizi; alcuni elaborati sono inediti. La proposta è risultata vincitrice dell'assegnazione in concessione.
Arch. Silvia Nanni