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6 -Norma e Visione
Finalità della norma: fare Cultura. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un crescente proliferare di leggi e leggine, regolamenti, tutti o quasi a carattere impositivo. A ogni criticità si crede di dover rispondere con una Norma ad hoc – o con una parziale modifica e integrazione normativa già emanata – nella convinzione di poter così superare le criticità emerse. Il risultato è stato l’ingessamento di ogni iniziativa ispirata dai migliori propositi e, contemporaneamente, la non risoluzione delle problematicità che s’intendevano risolvere.
La negatività di una Norma rigida si esprime anche a livello sociale, perché deprime – quando non inibisce – non solo l’iniziativa ma anche il processo di coinvolgimento a una maggiore consapevolezza degli effetti che le singole trasformazioni hanno sul territorio; Norma quindi intesa prioritariamente come “regola” e non come veicolo di una “cultura del comportamento”.
Al contrario una Norma, per essere efficace, deve produrre prioritariamente cultura, essere quindi propositiva – diversamente produrrà molta burocrazia e pochi avvilenti risultati. Occorre che una Norma veicoli cultura, perché nessuna norma potrà sostituirsi – nel momento del “fare” – alle coscienze dei singoli attori.
L’obbiettivo di uno sviluppo sostenibile e di una politica di riqualificazione del territorio come del patrimonio edilizio richiede necessariamente una Norma “aperta”, concepita come atto d’indirizzo e non come rigido balzello di regole non modificabili e spesso superate al momento stesso della loro approvazione.
Elemento cruciale risulta la separazione tra Norma tecnica e Legge; a quest’ultima dev’essere affidato il compito di specificare gli obiettivi che s’intendono raggiungere piuttosto che le tecnologie da utilizzare; l’indicazione di tecnologie o soluzioni tecniche deve avvenire con puro fine dimostrativo rispetto ai risultati/obbiettivi che s’intendono raggiungere.
Nel contesto di una ripresa del comparto edilizio con un rinnovato slancio nel settore del Recupero del patrimonio edilizio esistente e nella riqualificazione urbana in chiave di sviluppo sostenibile, l’attuazione degli interventi dovrebbe essere accompagnata e indirizzata secondo nuovi strumenti normativi: strumenti d’incentivazione degli interventi con profilo di eccellenza e sostenibilità – evitando meccanismi che deprimano l’iniziativa di qualità e, non volendo, consolidino il processo d’impoverimento e degrado delle nostre città.
Burocrazia e perdita di Visione
A fronte delle molteplici problematicità che emergono nell’affrontare il tema della riqualificazione del Patrimonio edilizio esistente è essenziale la costruzione di una Visione complessiva, che le sappia raccogliere in un unico disegno, restituendo in un quadro strategico esauriente una rinnovata idea di Città e di convivenza civile.
L’efficacia della risposta deriva proprio dal suo non dividersi sui vari aspetti ma, abbracciandoli tutti, nel sublimarli in un’immagine, una visione di Città.
Diversamente, si rischia – come in effetti avviene nella realtà nella quale operiamo – di elaborare unicamente burocrazia; siamo sopraffatti dalla burocrazia perché abbiamo perso capacità di Visione.
Silvia Nanni Architetto
Articolo pubblicato su Impreseedili https://www.impresedilinews.it/punti-di-vista-silvia-nanni-nuova-idea-di-citta/